La vita reale oggi è sempre più vita virtuale. Basta vedere il numero di ore che trascorriamo collegati ad un dispositivo digitale. Il cellulare è il nostro “naturale” prolungamento, ce ne stacchiamo solo per collegarci ad un computer o a un tablet. Ciascuno di noi si è profilato su almeno 3 social network, accettando senza difficoltà ogni tipo di rinuncia alla propria privacy, cedendo alla rete dati e contenuti personali e familiari. Postiamo e ripostiamo di tutto, rubiamo frasi e foto violando copyright, diffamiamo in scienza e coscienza, giudichiamo e poniamo veti, condividiamo le foto dei minori sottoponendoli al rischio che diventino materiale per pedofili spregiudicati. Alimentiamo una comunicazione deviata e deviante mostrandoci spesso come persone molto diverse da ciò che siamo nella vita reale.
Cediamo ad ogni tipo di lusinga che la rete ci propone al solo scopo di sembrare più belli, più giovani, più ricchi di quanto nella realtà non siamo.
Questo sdoppiamento delle nostre vite ha creato notevoli problemi di gestione del tempo e generato nuove malattie mentali (deficit cognitivi, deficit dell’attenzione, isolamento sociale, depressione) oggetto oramai di attenzionamento e studi mondiali.
Va riconsiderata la competenza di ciascuno sull’approccio al mondo digitale. Vanno date in casa regole rigide sul tempo e sulle modalità di utilizzo. Lasciare tutto alla coscienza non è una buona idea se consideriamo la forza attrattiva della rete soprattutto per i minori. A questi ultimi va insegnato come proteggere la propria vita virtuale per non diventare preda degli altri e vittime inconsapevoli dei più abberranti reati dalla pedopornografia, al cyberbullismo, al revenge porn.
